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al testo di cristina bizzarri
Chant Trompeur de la Lune et Fuite Royale
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Ammanti onde d’asfalto e putridume che invochi verso l’alto a rammentare ombre rinate in curve di barlume nel tempo chiuso e crepuscolare. D’incanti era suadente la collina, se angelica compagna mattutina le era l’arcatura di tua mente che divagava in sconfinato niente a ruota immaginaria d’infinito. E il tempo ti sceglieva sua reggente. Solo si può inseguire chi è fuggito.
Mentre ancora ti sta sorgendo un viso immaginario, e immaginando vedi nascere occhi a linfa di sorriso, su nubi imprecisate muovi i piedi parlando con te stessa eppure altra. E in chant royal fai investitura scaltra. A me regina e sola ancella, luna, passaggio rovesciato oltre una cruna dove non so distinguere l’ordito datomi in trama a disvelar fortuna. Solo si può inseguire chi è fuggito.
Quando è deserta carne il corpo, e solo, a naufragare in gesti quotidiani che migrano nell’aria in muto stuolo, acqueo velame svela sogni vani. Come perduta stella in altre rotte ritrova sue compagne, tu di notte mi indichi dall’alto eteree sfere chiamate dal sestante a rimanere. E su celeste oggetto punto il dito, stornando l’orizzonte da chimere. Solo si può inseguire chi è fuggito.
In luce di pensiero che sprofonda fin dove s'era incatenato il sole, ritrovi le tue ali nella fonda tra ancore incagliate, dove duole ancora come allora aver smarrito l’origine di un canone infinito. Ascolti pure note solfeggiare congiunte nella scala a voci chiare. Le unisce e le separa suono ardito come amante si muta all’anulare. Solo si può inseguire chi è fuggito.
Accarezzi una pelle evanescente tra palpebre dischiuse nel godere. Sul limite è rugiada trasparente offrire questo dono al tuo piacere. Ma in specchio opalino fa riflesso silenzio su silenzio di se stesso. Acini ignari d’ogni spremitura, succo dolcissimo della natura, danzate nel chiarore già svanito che della luna è dono a sua sventura! Solo si può inseguire chi è fuggito.
Fuite Royale
Solo si può inseguire chi è fuggito. Ammanti onde d’asfalto e putridume Mentre ancora ti sta sorgendo un viso. Quando è deserta carne il corpo, e solo, In luce di pensiero che sprofonda Accarezzi una pelle evanescente. Solo si può inseguire chi è fuggito.
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Franca Alaimo
- 22/09/2012 13:58:00
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Anchio, Cristina, trovo che stare dentro schemi ritmico-metrici, anziché limitare la libertà, laccresca, suggerendo scelte lessicali e combinazioni sonore inattese... e che, inoltre, dia maggior spazio a quella componente ludica che appartiene al trafficare con le parole come facciamo noi.( Il critico Giorgio Barberi Squarotti sostiene, infatti, che è assai più facile scrivere poesie che rispettino le misure classiche che vere poesie in versi sciolti.) Penso anche allestrema libertà dinvenzione dei pittori-scultori intorno a soggetti commissionati dai potenti almeno fino allottocento, quando la classe aristocraica e il potere della Chiesa vanno in frantumi con lavanzamento della stato borghese). In ogni caso, la libertà della / dalla prigionia non è cosa che cerchiamo e sperimentiamo poetando? Al di là dogni questione od osservazione più o meno condivisibile, tu sei una POETA!
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cristina bizzarri
- 22/09/2012 13:39:00
[ leggi altri commenti di cristina bizzarri » ]
Franca, è vero, ho voluto dare un ritmo incantatorio alle mie stanze (!), giocando e studicchiando lo schema del "chant royal": solo che le rime, anziché essere le stesse in ogni strofa, le ho cambiate in ognuna. E ho concluso con un movimento circolare, riprendendo lultimo verso, che è il tema di fondo, allinizio e alla fine, e mettendo ogni primo verso a costituire lultima strofa, per dare una senzazione, appunto, circolare e insieme di canone infinito! Mi sono divertita molto a fare questo lavoro un po artigianale e un po pasticciato ... a volte essere "arginati" da un metro particolare può creare unarmonia particolare che a me personalmente piace molto. Un caro saluto e grazie della tua attenzione e incoraggiamento. :-)
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Franca Alaimo
- 21/09/2012 22:58:00
[ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]
Una notte di luna e la solitudine abitata da barlumi, memorie, e un infinito struggimento per tutto ciò che si muove tra cielo e terra, tra loggi e lieri, sapendo che il desiderio è mosso solo dallassenza, lamore dalla distanza, la nostalgia dalla perdita. Una bella poesia talmente musicale da sprigionare un fascino incantatorio, che mi ricorda certe preghiere pagane alla dea Ecate, recitate con lenigmatica ritualità di una formula magica allo scopo di riavere ancora lamato che fuggì.
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