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Chant Trompeur de la Lune et Fuite Royale

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Ammanti onde d’asfalto e putridume
che invochi verso l’alto a rammentare
ombre rinate in curve di barlume
nel  tempo chiuso e crepuscolare.
D’incanti era suadente la collina,
se angelica compagna mattutina
le era l’arcatura di tua mente
che divagava in sconfinato niente
a ruota immaginaria d’infinito.
E il tempo ti sceglieva sua reggente.
Solo si può inseguire chi è fuggito.

Mentre ancora ti sta sorgendo un viso
immaginario, e immaginando vedi
nascere occhi a linfa di sorriso,
su nubi imprecisate muovi i piedi
parlando con te stessa eppure altra.
E in chant royal fai investitura scaltra.
A me regina e sola ancella, luna,
passaggio rovesciato oltre una cruna
dove non so distinguere l’ordito
datomi in trama a disvelar fortuna.
Solo si può inseguire chi è fuggito.

Quando è deserta carne il corpo, e solo,
a naufragare in gesti quotidiani
che migrano nell’aria in muto stuolo,
acqueo velame svela sogni vani.
Come perduta stella in altre rotte
ritrova sue compagne, tu di notte
mi indichi dall’alto eteree sfere
chiamate dal sestante a rimanere.
E su celeste oggetto punto il dito,
stornando l’orizzonte da chimere.
Solo si può inseguire chi è fuggito.

In luce di pensiero che sprofonda
fin dove s'era incatenato il sole,
ritrovi le tue ali nella fonda
tra ancore incagliate, dove duole
ancora come allora aver smarrito
l’origine di un canone infinito.
Ascolti pure note solfeggiare
congiunte nella scala a voci chiare.
Le unisce e le separa suono ardito
come amante si muta all’anulare.
Solo si può inseguire chi è fuggito.

Accarezzi una pelle evanescente
tra palpebre dischiuse nel godere.
Sul limite è rugiada trasparente
offrire questo dono al tuo piacere.
Ma in specchio opalino fa riflesso
silenzio su silenzio di se stesso.
Acini ignari d’ogni spremitura,
succo dolcissimo della natura,
danzate nel chiarore già svanito
che della luna è dono a sua sventura!
Solo si può inseguire chi è fuggito.

Fuite Royale

Solo si può inseguire chi è fuggito.
Ammanti onde d’asfalto e putridume
Mentre ancora ti sta sorgendo un viso.
Quando è deserta carne il corpo, e solo,
In luce di pensiero che sprofonda
Accarezzi una pelle evanescente.
Solo si può inseguire chi è fuggito.







 Franca Alaimo - 22/09/2012 13:58:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

Anch’io, Cristina, trovo che stare dentro schemi ritmico-metrici, anziché limitare la libertà, l’accresca, suggerendo scelte lessicali e combinazioni sonore inattese... e che, inoltre, dia maggior spazio a quella componente ludica che appartiene al trafficare con le parole come facciamo noi.( Il critico Giorgio Barberi Squarotti sostiene, infatti, che è assai più facile scrivere poesie che rispettino le misure classiche che vere poesie in versi sciolti.) Penso anche all’estrema libertà d’invenzione dei pittori-scultori intorno a soggetti commissionati dai potenti almeno fino all’ottocento, quando la classe aristocraica e il potere della Chiesa vanno in frantumi con l’avanzamento della stato borghese). In ogni caso, la libertà della / dalla prigionia non è cosa che cerchiamo e sperimentiamo poetando?
Al di là d’ogni questione od osservazione più o meno condivisibile, tu sei una POETA!

 cristina bizzarri - 22/09/2012 13:39:00 [ leggi altri commenti di cristina bizzarri » ]

Franca, è vero, ho voluto dare un ritmo incantatorio alle mie stanze
(!), giocando e studicchiando lo schema del "chant royal": solo che le rime, anziché essere le stesse in ogni strofa, le ho cambiate in ognuna. E ho concluso con un movimento circolare, riprendendo l’ultimo verso, che è il tema di fondo, all’inizio e alla fine, e mettendo ogni primo verso a costituire l’ultima strofa, per dare una senzazione, appunto, circolare e insieme di canone infinito! Mi sono divertita molto a fare questo lavoro un po’ artigianale e un po’ pasticciato ... a volte essere "arginati" da un metro particolare può creare un’armonia particolare che a me personalmente piace molto.
Un caro saluto e grazie della tua attenzione e incoraggiamento. :-)

 Franca Alaimo - 21/09/2012 22:58:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

Una notte di luna e la solitudine abitata da barlumi, memorie, e un infinito struggimento per tutto ciò che si muove tra cielo e terra, tra l’oggi e l’ieri, sapendo che il desiderio è mosso solo dall’assenza, l’amore dalla distanza, la nostalgia dalla perdita.
Una bella poesia talmente musicale da sprigionare un fascino incantatorio, che mi ricorda certe preghiere pagane alla dea Ecate, recitate con l’enigmatica ritualità di una formula magica allo scopo di riavere ancora l’amato che fuggì.

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